martedì 5 marzo 2013

Hai dei bei ricci.


Clerici, oh Clerici. Hai dei bei ricci. Ammetto che il tuo lavoro lo fai abbastanza bene per quanto, personalmente, ogni volta che vedo la tua faccia in televisione mi viene un'inspiegabile voglia di cambiare canale... ma son gusti.
C'è una cosa però che devo chiederti, un piccolo favore che sarebbe bello se mi facessi: smettila di sparare stronzate e usa quell'orifizio che hai sulla faccia per attività più produttive, tipo mangiare e... mangiare. Sì, che poi divento volgare.

Influenza, febbre, mal di gola, raffreddore, nausea, mal di testa... e decido di farmi andare il sangue al cervello a causa di una che non sa neanche scrivere "c'è" in modo corretto. Però si preoccupa di farci sapere la sua opinione in merito alla disoccupazione giovanile (e non solo, mi sembra di capire), dicendo che è colpa nostra.
Sì, è colpa nostra, Clerici. È colpa nostra che non abbiamo ancora piazzato del tritolo nei posti giusti. Io, personalmente, la prima carica te la piazzerei in culo, giusto per vedere se sei capace di "adattarti" così come, parole tue, dovremmo fare noi.
È ovviamente colpa dei lavoratori se sono sottopagati o, in molti casi, addirittura NON RETRIBUITI e faticano ad arrivare a fine mese. È colpa dei lavoratori se si spaccano la schiena tutto il giorno facendo magari un lavoro che non li soddisfa e che serve solo a tirare fino alla settimana successiva. È colpa dei lavoratori, giovani o meno, se non trovano un lavoro capace di metterli in una situazione economica abbastanza stabile. È colpa dei lavoratori, ragazzi o padri di famiglia, se gli stipendi non arrivano e i clienti di piccole aziende non pagano i servizi ricevuti. È colpa dei lavoratori se uomini adulti, padri, nonni, zii, fratelli o figli, tornano a casa disoccupati... perché sì. È colpa dei lavoratori se dei ragazzi si ritrovano a dover accettare di lavorare in nero pur di guadagnare dei soldi da mettere da parte nella speranza di un futuro migliore.
È colpa dei lavoratori, sì.

Vieni a dirlo in faccia a mio padre, Clerici. Vieni a dirlo in faccia a mio padre che è colpa sua se torna a casa ogni sera dopo una giornata di lavoro e ha ancora un sacco di problemi economici, una famiglia da mandare avanti e una piccola azienda da gestire.
Vieni, Clerici, vieni. Lui non ti toccherà con un dito, perché è un brav'uomo e non farebbe mai del male ad una donna.
Io però, Clerici, non ho un pene tra le gambe.
Hai dei bei ricci, Clerici.

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